Trump lancia la fase 2 per Gaza. Meloni: “Italia pronta a rafforzare presenza militare con l’ok Onu”
“Ci sono voluti tremila anni per arrivare fin qui”. Con queste parole, Donald Trump ha chiuso la firma dello storico accordo di pace in Medio Oriente. Nella sala gremita dell’International Conference Center di Sharm el-Sheikh, oltre venti leader internazionali si sono alzati in piedi per applaudire. Tra loro, la premier Giorgia Meloni, che il presidente americano ha ringraziato pubblicamente: “Sta facendo un ottimo lavoro”.
Sul palco, la grande scritta “Peace 2025” incornicia la scena. Un auspicio che, nelle parole di Meloni, rappresenta una possibilità concreta: “Il percorso è ancora lungo, ma la prospettiva resta quella dei due Stati”. La premier ha ribadito che l’Italia riconoscerà lo Stato palestinese quando saranno rispettate le condizioni poste dal Parlamento.
Il vertice in Egitto segna uno dei momenti più alti della carriera internazionale del presidente americano. Dopo la tappa in Israele, dove ha parlato davanti alla Knesset, Trump ha raggiunto Sharm el-Sheikh dominando la scena insieme al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Con loro, lo sceicco del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, protagonisti centrali del negoziato che ha portato al cessate il fuoco tra Israele e Hamas e al rilascio degli ultimi ostaggi.
Trump è stato il primo a firmare. “Questa è una giornata incredibile per il mondo e per il Medio Oriente”, ha dichiarato, definendo l’intesa “molto complessiva” e “destinata a funzionare”. “È il giorno per cui le persone hanno pregato per millenni”, ha aggiunto. “La terza guerra mondiale non scoppierà in Medio Oriente, e auspicabilmente non ci sarà mai”.
Il presidente americano ha poi ringraziato “le nazioni arabe e musulmane che hanno contribuito a rendere possibile questa incredibile svolta”.
Il ruolo dell’Italia
Con la firma dell’accordo si apre quella che Trump ha chiamato “fase 2 di Gaza”, e l’Italia intende essere protagonista. Meloni ha definito la giornata “storica” e ha sottolineato che il nostro Paese è pronto a fare la sua parte: “Aiuti umanitari, assistenza sanitaria, sicurezza e ricostruzione saranno i cardini del nostro impegno”.
Roma continuerà con l’iniziativa “Food for Gaza”, proseguirà l’evacuazione dei bambini feriti e porterà strutture mediche direttamente nella Striscia. Sul fronte della sicurezza, Meloni ha ricordato che “i carabinieri da anni formano la polizia palestinese a Gerico” e che l’Italia partecipa alla missione europea a Rafah.
Ma la premier guarda oltre: “Siamo pronti a rafforzare la presenza militare a Gaza, fino a valutare una forza di stabilizzazione sotto mandato Onu”. Un passo che richiederà il voto del Parlamento, con l’auspicio di una decisione unanime. “Non sarebbe una missione di interposizione” ha precisato “ma di monitoraggio del cessate il fuoco”.
Nel corso dei bilaterali a margine del vertice, Meloni e al-Sisi hanno inoltre parlato di cooperazione, energia e del Piano Mattei, ma anche della necessità di rilanciare un “processo politico verso la soluzione dei due Stati”. Il presidente egiziano ha ribadito la priorità di “creare le condizioni per una rapida ricostruzione della Striscia e la nascita di uno Stato palestinese indipendente”.
A seguire, una riunione con i principali leader internazionali, tra cui Macron, Merz, Erdogan, Al Thani, Starmer e Abdullah II, ha messo al centro l’urgenza di ampliare l’accesso umanitario e garantire assistenza immediata alla popolazione civile.
Nella foto di gruppo del vertice, dove Meloni è l’unica donna tra i capi di Stato e di governo, spicca l’assenza di Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano, atteso fino all’ultimo, ha rinunciato per la coincidenza con la festività di Simchat Torah. Presenti invece il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas e i leader arabi protagonisti del negoziato.


