Hamas accetta il piano di pace di Trump, ma con delle condizioni
La scorsa settimana, il presidente israeliano Netanyahu ha accettato i venti punti del piano Trump per la pace in Medio Oriente e ha esortato Hamas ad imitarlo, minacciando l’organizzazione terroristica che avrebbe “finito il lavoro” in caso contrario.
Oggi, 6 ottobre, si terranno i negoziati di pace a Sharm El-Sheikh, in Egitto, concludendo il timer fissato per Hamas per accettare o rifiutare le condizioni di Trump.
Ieri si è diffusa la notizia che l’organizzazione terroristica avrebbe accettato il piano del presidente americano, in quanto, secondo quanto riferito da una fonte di Hamas all’emittente Al Arabiya, un’emittente televisiva saudita, il movimento islamista avrebbe iniziato a raccogliere i corpi degli ostaggi uccisi per restituirli a Israele, come richiesto dal piano Trump. La fonte di Hamas ha inoltre sostenuto che i negoziati dovrebbero essere rapidi e mirati e che l’organizzazione sia ansiosa di attuarli prontamente.
Hamas non sarebbe però intenzionata ad accettare il piano senza condizioni aggiuntive. L’organizzazione richiede infatti un cessate il fuoco completo, con la sospensione di tutte le operazioni militari israeliane, il ritiro delle truppe delle forza di difesa israeliane nelle posizioni che occupavano durante il precedente accordo firmato a gennaio, ovvero al di fuori delle aree popolate della Striscia di Gaza, e la sospensione delle attività dell’aviazione e dei droni per dieci ore al giorno, dodici ore nei giorni in cui si svolgono gli scambi di prigionieri. Queste sarebbero le condizioni più importanti per l’organizzazione, che farà in modo che rimangano in vigore durante i negoziati.
Le trattative sembrano iniziare nel migliore dei modi, con un’accelerazione sullo scambio dei prigionieri preveduto dal piano. Secondo le dichiarazioni di Trump, il presidente israeliano sarebbe d’accordo nell’interrompere i bombardamenti a Gaza e sostenere il piano Usa, benché, secondo alcune fonti, sarebbe stata necessaria una lunga opera di convincimento da parte del presidente americano.
Marco Rubio, il segretario di Stato, è intervenuto in merito alla questione affermando: “Non si possono rilasciare gli ostaggi nel bel mezzo di un attacco”. Il braccio destro di Trump sostiene inoltre che questa prima fase dei negoziati sia la più semplice, e che la seconda, in cui si tratterà del disarmo di Hamas e del governo della Striscia, sarà più complicata. Hamas vorrebbe collegare le due fasi, ma Israele respinge , dichiarando la liberazione degli ostaggi un presupposto indispensabile per procedere con il piano. “Non passeremo ad alcuna delle 21 clausole finché l’ultimo ostaggio non sarà entrato in territorio israeliano” ha dichiarato infatti il presidente israeliano. Hamas invece si dice d’accordo a raggiungere un accordo, dichiarandosi anche “molto interessato a raggiungere un accordo per porre fine alla guerra e avviare immediatamente il processo di scambio dei prigionieri in base alle condizioni sul campo”. Le comunicazioni avverranno tramite mediatori egiziani e qatarini. Secondo fonti affidabili, gli ostaggi verranno rilasciati gradualmente durante i negoziati sulla base di un accordo predeterminato basato su condizioni militari e sicurezza sul terreno.


